giovedì 11 ottobre 2018

Spam, diari segreti e lucchetti inefficaci.



Il “problema” di avere un blog (problema tra virgolette perché magari a qualcuno piace, anche se non ho la minima idea del perché [a meno che quel qualcuno non sia una persona riservata {e in tal caso, cosa te lo fai a fare un blog?} oppure amante delle sfide]) è che, soprattutto agli esordi, è pressoché invisibile nelle prime pagine dei motori di ricerca. Per esempio, per riuscire a trovare questo che stai leggendo ora bisogna avere già a disposizione il link diretto. Il che, in sostanza, significa che per far sì che arrivi a più persone possibili io dovrei mettermi a spammare un po’ in giro.
      Bello, bellissimo.
      Peccato che io non abbia idea di come vendermi. 
  È un grande difetto, soprattutto al giorno d’oggi, dove se non offri un’immagine interessante di te non vai da nessuna parte, sia nel mondo reale sia su internet. Ma non posso mentire: io non so vendermi. 
    Se tu mi chiedessi di darti almeno un motivo per continuare la lettura, rimarrei zitta per un paio di minuti e poi mi stringerei nella spalle, perché non ne ho la minima idea. Dovrei starti proprio simpatica, o proprio sulle p***e, perché tu possa avere uno straccio di interesse a voler proseguire. 
    Forse ti direi che, semplicemente, io non ho nulla da fare, magari tu nemmeno, e allora ci facciamo compagnia. O almeno io la faccio a te. Il che mi farebbe piacere, davvero, a patto che tu lasci qualcosa del tuo passaggio: un commento, un ciao, qualcosa. È bello poter interagire con la gente (dietro uno schermo, senza contatto fisico, Dio, adoro). 
    Il punto è: io non so minimamente da dove cominciare e forse sto sbagliando con questa storia del blog, perché un blog dovrebbe essere letto da più gente, dovrebbe essere interessante. D’altra parte, mi piace il fatto di poter parlare sapendo che nessuno giudica i miei sproloqui; è liberatorio e al tempo stesso non mi riempie d’ansia. Perciò penso che, almeno per il momento, potrei ritenerlo più come una sorta di diario che tutti hanno il permesso di leggere. Alla faccia della me di sette anni che nascondeva il diario profumato di Biancaneve sotto al cuscino. Aveva pure un lucchetto… Peccato che si apriva anche solo scrollandolo un po’.
     Un abbraccio,
     Neve.

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